DOPO IL CORONAVIRUS ABBIAMO CAMBIATO IDEA SULLA CASA, E IL MERCATO IMMOBILIARE NON SARÀ PIÙ LO STESSO

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È davvero un buon momento per comprare casa? Cosa è successo al mercato immobiliare dopo la pandemia?

All’inizio del 2020 l’agenzia immobiliare Knight Frank aveva fatto previsioni ottimistiche sulla crescita del mercato in città come Parigi, Miami, Berlino e Ginevra, riviste e rivoluzionate dopo la pandemia. Secondo una nuova analisi condotta su venti città del mondo, riportata dal Sole 24 Ore, saranno premiati i mercati che hanno gestito meglio l’epidemia, oppure quelli che hanno una carenza di offerte così cronica da poter continuare a contare su una domanda elevata. “Lisbona, Monaco, Vienna e Shanghai sono gli unici grandi mercati residenziali di lusso che vedranno un aumento dei prezzi già nella seconda metà del 2020, mentre gran parte dei mercati globali subiranno l’impatto negativo di Covid-19” ha spiegato Kate Everett-Allen, responsabile della ricerca residenziale internazionale di KF.

A soffrirne di più saranno le grandi metropoli: da Milano a New York, nelle grandi città del mondo affittuari e proprietari si stanno muovendo per lasciare la città, non per soggiorni di breve durata nelle case del weekend ma per trasferirsi stabilmente nelle zone più periferiche.

Secondo un sondaggio di FlatRate Moving riportato dal New York Times, tra il 15 marzo e il 28 aprile i trasferimenti da New York al Connecticut sono aumentati del 74% rispetto allo stesso periodo di un anno fa, i traslochi nel New Jersey hanno avuto un balzo del 38 percento, mentre Long Island è salita del 48 percento.

In Italia il rallentamento del mercato immobiliare era in corso già prima del diffondersi del Covid19, almeno secondo quanto dal 1° Rapporto sul Mercato Immobiliare 2020 di Nomisma: secondo Lucio Poma, capo economista della società di ricerca bolognese, la pandemia ha colpito un paese debole, che già nell’ultimo trimestre del 2019 aveva registrato valori negativi. “I primi due mesi del 2020 sono, infatti, segnati dal rallentamento dell’economia del colosso asiatico a seguito della diffusione della malattia. E, considerato che la Cina rappresenta il 16% del PIL e il 10% della domanda mondiale di petrolio, un suo arretramento ha dato il via alla crisi economica generale che è avanzata man mano a macchia d’olio” spiega Poma.

Quella che si registra è comunque una dinamica molto simile a quella americana, anche se con toni meno accesi (anche perché se mediamente un americano cambia casa oltre 11 volte nel corso della sua vita, la media italiana si attesta intorno a 2,5 volte): secondo Idealista prima della pandemia il 34,1% delle ricerche immobiliari riguardavano case nei capoluoghi di provincia, dopo il Coronavirus questa percentuale è scesa al 30,9%. Un fenomeno che registra picchi nei casi di Milano – dove l’interesse è calato dal 63,5% al 62,7% in favore della provincia – e Roma – dal 68,4% al 67,4%.

Durante il lockdown abbiamo dovuto riportare all’interno dell’ambiente domestico molte attività che consideravamo deputate alla città – dal lavoro all’attività fisica, passando per la cucina – e ci siamo accorti di vivere in case che non rispecchiano le nostre necessità: uno stimolo a cercare case più lontane dai centri urbani, dove c’è un’offerta di metrature più ampie, con giardini e terrazzi, a prezzi accessibili. Le città, fino a ieri così attrattive, ora ci sembrano gusci vuoti: le attività che davamo per scontate, come passeggiare nei parchi, bere un drink al bar, visitare un museo, andare al supermercato a qualsiasi ora del giorno e della notte, sono diventate difficili o impossibili. E se lo smartworking diventerà la norma, potrebbe addirittura non importarci più che le periferie siano ben collegate.

D’altra parte, in un momento di generale incertezza, gli immobili possono anche essere un investimento attrattivo, meno soggetto alla volatilità dei mercati finanziari: un bene rifugio, soprattutto per gli italiani. Per questo, anche in questo periodo, le banche continuano a investire sul mercato immobiliare, presentando prodotti sempre più accattivanti e proponendo mutui a tasso fisso con durata trentennale anche sotto l’1%. Quindi, scrive sul Sole 24 Ore Antonio Ferrara, “può sembrare un paradosso, ma in un momento in cui molti si vedono purtroppo costretti a sospendere le rate del mutuo, non è mai stato così conveniente aprirne uno”.

Foto: Christian V. CortsenGetty Images
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